martedì 16 novembre 2010

Robert Rauschenberg - Varese, Villa Menafoglio Litta Panza - ITALY



Robert Rauschenberg, toh chi si rivede
Dieci anni fa apriva Villa Panza. Oggi Susan Davidson e David White firmano la mostra e il catalogo della grande antologica dedicata all'autore texano scoperto dal conte che amava l'arte.

Varese:

Robert Rauschenberg - Gluts a Villa PanzaUna mostra che lascia il segno - Dice che è una mostra commovente, da lacrime agli occhi. Marco Magnifico ci introduce così in quella che certamente resterà una delle "mostre contrassegno" per Villa Panza non solo in questo 2010 ma per per molti anni a venire. Il FAI porta a Varese uno dei "mostri sacri" dell'arte del XX secolo con un non so che di naturalezza, disinvoltura, quasi si trattasse di un amico di famiglia che torna a casa.
Toh chi si rivede - Già perchè si tratta proprio di "una vecchia conoscenza" che sale a far visita al colle di Biumo. Le opere, in mostra fino al 27 febbraio 2011, documentano l'ultima produzione dell'autore texano in un allestimento straordinariamente essenziale. Ma non è tutto. Visto che dopo un tour internazionale che ha coinvolto importanti sedi quali il Gugghenheim di
Robert Rauschenberg - Gluts a
Villa PanzaVenezia, il Museo di Basilea e quello di Bilbao, l'esposizione di Varese mette in campo una selezione di oltre 40 opere (di cui otto presentate per la prima volta) esposte nelle Scuderie e nelle sale della Villa e provenienti da istituzioni e collezioni private internazionali.
Ancora una volta è stato all'avanguardia. Il grande mecenate Giuseppe Panza è stato il primo in Italia a collezionare le opere di Robert Rauschenberg. E quando questo gigante dell'arte del XX secolo vinse il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia nel 1964 lo fece proprio con un'opera della collezione Panza. Il conte varesino che amava l'arte considerava Rauschenberg, l'autentico trait d'union tra l'espressionismo astratto e la pop art, perchè in grado, forse sopra tutti, di utilizzare immagini della vita reale, pezzi della quotidianità per creare un rapporto con il passato e con l'espressione creativa. E già nell'87 Panza riuscì, in un compendio di poche parole, a comunicare il senso di questo autore: "Sentivo un grande interesse per lui perchè vedevo nei dettagli una relazione ad avvenimenti del passato. È una sollecitazione della memoria...".
On the stage - In catalogo, è un'autentica folgorazione vedere le opere di Rauschenberg nella scenografia per Lateral Pass della Trisha Brown Company (Teatro San Carlo di Napoli, 1987). I Gluts - gli oggetti ammucchiati, gli assemblaggi di rottami che vivono una seconda vita - sembrano nati per calcare le scene, per guardare i ballerini e gli attori che interpretano la pièce sul palco.
Robert Rauschenberg - Gluts a Villa Panza"Bob crea opere nuove. Fine della storia. È questione di desiderio e rispetto. Non vuole annoiare se stesso o il suo pubblico. Coltiva un'apertura mentale affine alla spontaneità che lo accompagna nello studio. Una pagina bianca che incontra una pagina bianca. Arriva fresco sulla scena dell'incidente che sta per creare".
Scarti? - I Gluts vedono la luce, illuminati dallo stesso sguardo dell'artista, nelle discariche della Florida della Gulf Iron e Metal Junkyard che Rauschenberg frequenta per circa un decennio, alla ricerca di pepite-ferraglie. Da un'operazione di sommatoria nascono composizioni fatte di segnali stradali, tubi di scappamento, radiatori, saracinesche e molto altro ancora. Ma la somma non è data dalla semplice aggiunta di addendi di ferro e alluminio: la somma è sempre qualcosa di più e porta con sè un surplus di poesia e, perchè no, di spirito ironico.

Robert Rauschenberg - Gluts
Dal 13 ottobre al 27 febbraio 2011
Varese, Villa Menafoglio Litta Panza
Piazza Litta 1 (21100)
Per info e prenotazioni: 0332-239669, 0332-239669 (fax), 0332-283960
faibiumo@fondoambiente.it - http://www.fondoambiente.it/
Orario: ore 10.00 -18.00. Ultimo ingresso ore 17.30
Curatori: Susan Davidson, David White
Organizzazione: FAI - Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e il Robert Rauschenberg Estate


Clara Castaldo

17 dipinti del primo Gerhard Richter

ARTE: 17 dipinti del primo Gerhard Richter

 SMITH ROBERTA
La mostra dei primi lavori di Gerhard Richter alla Barbara Gladstone Gallery (99 Greene Street), rivela solo la punta dell'iceberg della produzione di questo artista polimorfo occidentale tedesco. Tuttavia, i 17 dipinti in mostra (attraverso 17 gennaio), realizzati tra il 1964 e il 1974, costituiscono il più grande gruppo di lavoro di Richter di questo periodo sempre più esposti a New York. Essi forniscono importante materiale di fondo su un artista che, nonostante la sua notevole fama, è una specie di enigma qui.


Durante il periodo coperto da questo spettacolo, la pittura europea non è stato sempre un sacco di giocare a New York, la Conceptual Art e Process Art erano le importazioni di scelta. Richter, che è nato a Dresda nel 1932 e emigrato da Est a Ovest della Germania nel 1961, ebbe la sua prima persona a Dusseldorf nel 1963, ma lui non ha avuto una mostra personale a New York fino al 1978. A quel punto lui ha cominciato a diventare abbastanza noto per i grandi, oggetto di accesi colori astrazioni gestuali (che sempre riusciti ad essere stranamente fotografici nei loro effetti spaziali) e per i paesaggi di fotografia e dipinti di candele accese.

Ezra Pound-Francesca



trasalimenti arte ideato e Curato da gabriele di pietro.

THE BEATLES_arte_trasalimenti






Alberto Burri arte_trasalimenti




Fiona Liberatore con Fabio Mauri



trasalimenti arte ideato e Curato da gabriele di pietro.

Mauro Di Giuseppe_trasalimenti art


 le opere di Mauro Di Giuseppe.

letteralmente «stare in disparte, isolarsi» e' un termine giapponese che sta ad indicare un fenomeno comportamentale riguardante gli adolescenti e i giovani postadolescenti in cui si rigetta la vita pubblica e si evita qualsiasi coinvolgimento sociale.Si tende quindi ad isolarsi chiudendosi nelle proprie case e interrompendo ogni genere di rapporto con gli altri, fuori dalle mura domestiche. L'hikikomori diventa schiavo della propria vita sedentaria, gioca con videogiochi e guarda la televisione durante tutto il proprio tempo libero.L'unicomezzo di comunicazione che usa e' internet,con cui si crea un vero e proprio mondo tutto suo, con amici conosciuti online.

Trattandosi di una se-clusione dal contesto sociale quindi autoisolamento.Hikikomori e' la forma sostantiva di due verbi:HIKU, indietreggiare, e KOMORU, isolarsi, nascondersi; in giappone, e ormai nelle altre lingue, hikikomori indica sia il fenomeno che il soggetto colpito da tale fenomeno. Una provocazione quindi…questo e' il senso dei lavori di Mauro Di Giuseppe. Nella fase iniziale strizzano l'occhio agli eventi sociali utilizzandoli a pretesto come ricerca segnica da trasferire sulla tela.

A tal proposito ne sono un chiaro esempio Hikikomori, Ground Zero, Senza Titolo, Bagdad.

ITALY anni '60.

Milano anni '60

Mario Ceroli

Lucio Fontana
Piero Manzoni
arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.