martedì 30 novembre 2010

Fausto Melotti_arte_trasalimenti



Fausto Melotti nasce a Rovereto (TN) l'8 giugno 1901. Trasferitosi a Firenze nel 1915, vi conclude gli studi secondari nel 1918, frequenta la Facoltà di Fisica e Matematica a Pisa laureandosi poi, nel 1924 al Politecnico di Milano, in ingegneria elettrotecnica. I suoi interessi sono però indirizzati verso la musica e le arti visive. A Torino frequenta lo studio di Pietro Canonica, scultore di fama, a Milano l'Accademia di Brera alla scuola di Adolfo Wildt, dove nel 1928 consegue il diploma.


Ha inizio in quegli anni il sodalizio di Melotti con Lucio Fontana e l'avvio della ricerca autonoma come scultore. Nel 1932 tiene presso la Scuola artigianale del mobile di Cantù un corso di plastica moderna, i cui esiti furono esposti nel 1934 alla galleria "II Milione" di Milano, punto di incontro degli astrattisti milanesi e comaschi.
Ancora presso la galleria "II Milione" tiene nel 1935 la sua prima personale che passò inosservata dal pubblico e dalla critica ufficiale italiana. Nello stesso anno partecipa con gli altri astratti alla collettiva presso lo studio di Casorati e Paulucci a Torino dove viene presentato il "Manifesto dell'arte astratta".
Passeranno ancora dieci anni prima che l'opera di Melotti inizi ad essere riconosciuta nella sua grandezza. Saranno infatti, nel 1967, la mostra alla Galleria Toninelli di Milano e la pubblicazione del volume, a cura di Vanni Scheiwiller, "Sculture astratte di Fausto Melotti 1934-35 e 1962" a determinare la definitiva scoperta della grandezza dell'artista. Una scoperta tardiva quanto proficua. Da quel momento i riflettori di critici e musei furono permanentemente puntati sulla sua opera. Mostre personali e collettive così come le pubblicazioni si susseguono in Italia e all'estero in un crescendo che nel 1973 vede una definitiva consacrazione mondiale con la consegna del Premio Rembrandt, il massimo riconoscimento per una carriera artistica, una sorta di Nobel per le arti.


In questi anni Melotti prende anche a dedicarsi con continuità all'esperienza incisoria, pubblicando diverse cartelle e libri d'artista mentre si susseguono esposizioni antologiche: Castello del Buonconsiglio di Trento, Museo di Viggiù, Forte di Belvedere di Firenze, Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano, Centre Pompidou di Parigi, mostra "Qu'est ce que la sculpture moderne?".


Melotti muore a Milano il 22 giugno del 1986. La Biennale di Venezia gli rende subito omaggio con una sala.

Craig Kauffman_arte_trasalimenti









Il lavoro di Craig Kauffman (1932-2010) è riconosciuto a livello internazionale per il suo uso sensuale di nuovi materiali e sottile, l'uso di colori luminosi. Incluso in molte delle principali indagini condotte di recente seminale Los Angeles arte, il lavoro di Craig Kauffman esemplifica l'integrazione globale del colore e della forma, resa possibile dalle sue preoccupazioni pittorica così come il suo abbraccio di tecniche industriali. Nella prima mostra da trarre dalla Tenuta di Craig Kauffman, il Frank Lloyd Gallery presenta una serie di opere realizzate nel 1969. Kauffman considerato del 1969 opere, che divennero noti collettivamente come il loop, per essere la più semplice delle sue opere. Questi dipinti sono stati fatti da un unico foglio di plastica trasparente acrilico e verniciato con vernice acrilica a spruzzo. Sospesi e galleggianti leggermente lontano da un muro, essi riflettono interesse a lungo di vita Kauffman in supporti non ortodossi per la pittura, così come un luminoso colore sensibilità e sensuale.



In una intervista del 1976 condotta dal progetto di storia orale UCLA, Kauffman ha dichiarato "i loop, che erano di plastica, appeso fuori dal muro, dal soffitto su un filo, e gettano un'ombra sul muro ... che contengono questo tipo di colore nebbioso all'interno di essi. " Questo gruppo è stato l'ultimo di alcune serie di opere realizzate nel corso del 1960. Nel 1963 l'artista inizia a sperimentare la pittura su vetro, essendo influenzato da Marcel Duchamp, La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche al Pasadena Art Museum nel 1962 una retrospettiva organizzata dal suo amico Walter Hopps. Kauffman ha poi esaminato l'uso di un nuovo mezzo, in plastica acrilica. Dopo un primo gruppo di opere con plastica, piano, Kauffman scoperto il processo industriale di formatura sotto vuoto, e cominciò a tradurre le sue forme sensuali di rilievi a parete, dipinto sul retro con spruzzato vernice acrilica. Le opere sono state esposte prima a Ferus a Los Angeles, e in seguito alla Pace Gallery di New York.




Entro l'estate del 1966, Kauffman 'di plastica dipinti acrilico sollievo muro sono stati sulla copertina di Art in America. Nel 1967 il suo lavoro era stata acquisita dal Whitney Museum of American Art. Al momento, l'uso di materiali industriali e di un metodo riduttivo è stato abbracciato da molti artisti mainstream. In ciò che l'artista considerato il preciso curatoriale affermazione più sul suo lavoro, storico e critico di Barbara Rose incluso il lavoro di Kauffman in una nuova estetica presso la Galleria Washington d'Arte Moderna, insieme seminale artisti Minimal Donald Judd, Dan Flavin e Kauffman colleghi Larry Bell, Ron Davis e John McCracken. Come osservato Barbara Rose nel suo saggio in catalogo, "Un progetto per il foglio di plastica fragile in una serie di curve voluttuose, Kauffman realizza una sorta di erotismo astratto che è puramente visiva."

lunedì 29 novembre 2010

Diego Esposito_arte_trasalimenti

Diego Esposito è una delle figure più significative nel panorama dell'arte italiana. Nasce a Teramo il 10 dicembre 1940. Vive e lavora a Venezia e Milano. E' titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Brera.
L'infanzia vissuta intensamente nello storico quartiere di San Berardo e nei prati adiacenti la stazione ferroviaria. Luoghi della memoria giocosa e riflessiva, ad un tempo, con la smania di sapere, conoscere, guardare la pittura attraverso libri e riviste d'arte ma soprattutto dal vivo. Tanto da restare incantato davanti allo splendido Jacobello del Fiore nel Duomo di Teramo o contemplando gli affreschi di Andrea Delitio nella Cattedrale di Atri. Durante gli studi a Napoli, i luoghi che preferiva frequentare erano le sale degli affreschi pompeiani. "Là ho capito - ama sottolineare l'artista -, che tra l'arte antica e l'arte moderna esiste una contemporaneità".


Diego Esposito dal '68 al '72 è vissuto a Philadelfia e a New York, il cuore delle nuove avanguardie internazionali.

In seguito, dal '72, ha cominciato a viaggiare nel Mediterraneo indagando nella mescolanza di culture da quella sumera a quella fenicia, da quella greca a quella araba

Unicum, 2000. Mdf e colore, 120 x 120 cm. Collezione privata, San Diego
''Nè'' di Diego Esposito

Eliseo Mattiacci_arte_trasalimenti

Eliseo Mattiacci è nato a Cagli (Pesaro-Urbino) nel 1940. Al 1961 risale la sua prima mostra, una collettiva dedicata ai giovani artisti della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, in occasione della quale vince il primo premio per la scultura con l'opera Uomo meccanico. Nel 1964 si stabilisce a Roma.
Del 1967 è la sua prima mostra personale: Mattiacci invade la galleria La Tartaruga di Roma con un tubo snodabile di ferro nichelato, lungo 150 metri, smaltato di "giallo agip", che ha trasportato per le strade della città insieme ad un corteo di persone. Il Tubo, modificato in relazione ai diversi contesti, è presentato lo stesso anno nelle mostre collettive svoltesi a Foligno, a Parigi, alla Galleria La Bertesca di Genova, nella mostra "Mattiacci - Pascali" alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.
 Nel 1968 a L'Attico di Roma, presentato da Vittorio Rubiu, Mattiacci espone opere realizzate con oggetti d'uso o materiali industriali manipolati, che provocano insolite esperienze tattili o esaltano visivamente forza di gravità, peso, magnetismo. La stessa dinamica compare in Tensione con pietra, esposto nella rassegna "Prospekt 69" a Düsseldorf e in Contrasti di peso e Calamita e trucioli, presentati da Alexadre Iolas a Parigi nel 1969. Nel catalogo della mostra, la prima di una lunga serie di esposizioni che Mattiacci tiene presso le gallerie di Iolas, l'artista scrive: "Amo esserci fisicamente nelle cose: poggiarci le mani, analizzarle e comprimerle, attraversarle: perché esistono. Per questo i materiali che uso sono vari: mi interessa vedere come reagiscono, come si piegano. Mi piace vedere una materia compressa da un peso, osservata in trasparenza, assistere a come si muove e varia nell'aria, nel sole, nella pioggia. Le dune di sabbia formate dal vento, oppure trattenute da membrane trasparenti; quel che galleggia, si arrotola, si srotola. E le azioni improvvise e instabili, l'incontro fortuito".

Dal 1968 si intensificano le opere di Mattiacci concepite nei termini di un'azione, in alcune delle quali lo spettatore viene coinvolto nel processo creativo. Risale a quell'anno "Lavori in corso", realizzata al Circo Massimo a Roma insieme agli allievi dell'Istituto d'Arte; seguono nel 1969 "Percorso" a L'Attico e "Zatteronmarante" compiuta nell'ambito della mostra "Al di là della pittura" a San Benedetto del Tronto. Nel 1971 Mattiacci espone se stesso a L'Attico con le braccia ed il busto ingessati; nel 1972 con l'ausilio del pubblico mette in scena le azioni Sostituirsi con una parte dell'artista alla galleria Schema di Firenze e Senza titolo agli Incontri Internazionali d'Arte di Roma; nel 1973 presenta Rifarsi e Pensare il pensiero alla galleria Iolas di Milano; nel 1976 installa Essere - respirare alla galleria La Salita di Roma, dove gli spettatori affermano la loro presenza imprimendo la parola "Essere" su una lastra di piombo. Nel 1970 alla mostra "Processi di pensiero visualizzati - Junge italienische Avantgarde" al Kunstmuseum di Lucerna, Mattiacci espone Assistere intensamente al processo di crescita: un quadrato di terra nel quale, l'erba cresce, giorno dopo giorno, delineando la sagoma dell'artista. Anche in Radiografia ossea del proprio corpo, presentata per la prima volta nella galleria Franco Toselli di Milano nel 1971, come in altre opere dello stesso periodo, compare una rappresentazione del corpo dell'artista. Comunicazione, interesse esistenziale ed antropologico per l'altro da sé, costituiscono gli ambiti di riflessione di molti lavori realizzati da Mattiacci nell'arco degli anni Settanta: Alfabeti primari, Cultura mummificata, Planisfero con fusi orari e Progetto totale, tutti esposti nel 1972 nella sala personale alla Biennale di Venezia.
                                                                                                Riflesso dell'ordine cosmico, Eliseo Mattiacci

Ettore Spalletti_arte_trasalimenti

Ettore Spalletti è nato e vive a Cappelle sul Tavo (Pescara) nel 1940, e inizia a esporre nei primi anni 80. Ha partecipato alla Biennale di Venezia in varie occasioni, e la sua opera costituisce un punto di riferimento nel panorama dell'arte italiana degli ultimi decenni.



Pozza, fior di pesco, 2009. Veduta dell’installazione al Museum Kurhaus, Kleve (D








Forse oggi non esiste artista che più di Ettore Spalletti esprima in modo così poetico la precarietà che si nasconde dietro all’apparente stabilità della vita e la cultura. “Poetico”, non tanto nel senso di vaghezza di pensiero o di ricercatezza del gesto elevato ma, in ultima analisi, effimero: si tratta di un artista che costruisce un ponte fra sé ed il mondo in modo decisamente concreto, e che adopera tutte le strategie che conosce, dalla bellezza fisica a consapevoli riferimenti storici, per raggiungere questo scopo. Notoriamente è difficile, se non addirittura impossibile, definire la bellezza. Eppure,
 l’opera di Spalletti offre dei piaceri visivi apprezzabili da tutti: superfici delicate e quasi sensualmente tattili, colori e forme appena sufficientemente diversi dalla familiarità così da intrigare e stupire ogni volta lo spettatore. E sebbene i suoi colori altamente seducenti siano quasi naturali (anche se non completamente: nessun cielo è mai stato di un azzurro così incipriato, nessun nero esiste in natura come i suoi marmi lucidati), essi si oppongono con forza a quanto affermato dall’Urna greca di Keats: la bellezza non è tutto quello che sappiamo né tutto quello che dobbiamo sapere


TateShots Issue 15 - Cy Twombly



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

TateShots NYC: Marina Abramovic



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

Damien Hirst seeks identical twins



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

Alberto Savinio_arte_trasalimenti

La Sposa Fedele
1930-1931





Alberto Savinio
(Andrea de Chirico) Atene, 15 agosto 1891-Roma, 5 maggio 1952


Alberto Savinio, Il Protettore dei Porti, 1950


Ulysse et Polipheme - 1929



''.. E con le occasioni mancate Che uno Poco uno Poco Noi ci costituiamo delle Nazioni Unite Patrimonio di Felicita. Quando il Desiderio e soddisfatto, non Resta Che morire ...''
Alberto Savinio





La famille de leoni, 1927



Fighting Angels, 1930






scena per l 'Armida di Gioachino Rossini, Firenze, 1952,






Alberto Savinio, Le retour, 1929





''... La Nostra solitudine e La Nostra Nobiltà. La Nostra solitudine e La Nostra Gioia ...'' Alberto Savinio